Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati
Abbiamo prima di tutto approfittato dell’esortazione del nostro vescovo ausiliare mons. Guerino Di Tora che ha celebrato l’Eucarestia per le parrocchie della nostra Prefettura (venerdì 16 febbraio). Poi abbiamo dedicato al tema una giornata di ritiro (17 febbraio) per darci del tempo per la preghiera, l’ascolto di Dio e l’ascolto reciproco. Così abbiamo fatto – aiutati da don Rocco D’Ambrosio – un esame di coscienza comunitario per correggerci e prendere il largo, con rinnovato entusiasmo, ed essere capaci di annunciare il Vangelo della Pasqua all’umanità d’oggi. Infine con il Consiglio Pastorale Parrocchiale abbiamo riflettuto con realismo su quale può essere la malattia spirituale della nostra comunità. Utile è stato il pieghevole predisposto dal Vicariato utilizzando il secondo capitolo della Evangelii Gaudium (la crisi dell’impegno comunitario), nella parte che riguarda le tentazioni degli operatori pastorali (EG 76-101). In modo particolare si evidenziano le sei malattie spirituali su cui ci siamo verificati:

NO ALL’ECONOMIA DELL’ESCLUSIONE!

NO ALLA GUERRA TRA NOI!

NO AL PESSIMISMO STERILE!

NO ALL’ACCIDIA EGOISTA!

NO ALL’INDIVIDUALISMO COMODO!

NO ALLA MONDANITÀ SPIRITUALE!

Propongo di seguito la scheda elaborata dal CPP:


Nel dinamismo, che pure contraddistingue la nostra parrocchia e che ne è di certo un tratto positivo, rileviamo la necessità di impegnarci perché questo non diventi un “efficientismo” fine a se stesso. Riteniamo pertanto necessario non smettere mai di interrogarci sulle motivazioni che sono dietro ogni proposta e sulle modalità con cui svolgiamo le nostre attività. Abbiamo così individuato quale malattia più grave, la più diffusa, quella che caratterizza in modo particolare l’ambiente della nostra parrocchia San Saturnino, l’individualismo che si manifesta in molteplici modi, come

disarmonia: rischio di non aver maturato la consapevolezza di ciò che ci unisce e ci anima e dunque l’incapacità di saper mettere in luce il filo che unisce tra loro le diverse proposte ed esperienze parrocchiali;

chiusura: rischio di considerare l’altro che non conosciamo come qualcuno da rispettare, ma non da coinvolgere e da accogliere, dimostrandoci così incapaci di creare ponti nei confronti di chi proprio è del tutto fuori, ma anche di coloro che frequentano la parrocchia solo in circostanze particolari e dunque troppo spesso, quando prendono parte alle liturgie o ad altre iniziative, rimangono isolati rispetto a coloro che si fanno festa perché si conoscono;

rigidità: rischio di rimanere imprigionati in noi stessi, in iniziative già sperimentate o in schemi preimpostati, sordi alle mutevoli esigenze di chi abbiamo di fronte come di noi stessi

efficientismo: rischio di moltiplicare le attività nell’ansia di portare aiuto e conforto, senza domandarci davvero di che cosa gli altri hanno bisogno e senza rispettare i tempi e i modi sempre imprevedibili della vera compassione;

perbenismo e formalismo: rischio di presentarci dentro un’immagine di apparente sicurezza e di forzata serenità, incapaci di confrontarci e insieme di accogliere in noi stessi e negli altri le tante comuni fragilità come gli inevitabili momenti di stanchezza.


Tutte le schede delle parrocchie verranno consegnate al Vicario lunedì 9 aprile p.v. che farà una sintesi da presentare a papa Francesco in vista dell’incontro con la Diocesi il 14 maggio p.v. da cui attendiamo la “terapia” alle nostre malattie spirituali. Siamo arrivati perciò ad un momento importante della riflessione sulle malattie spirituali della comunità cristiana: si tratta di “tirare le fila”, in vista di un processo di discernimento comunitario che faccia emergere i cammini di riforma a cui il Signore ci chiama nei prossimi anni.

Insieme alla Comunità diocesana anche noi di san Saturnino abbiamo trovato modalità, tempi e spazi nell’arco della Quaresima, per fare una seria verifica sul nostro cammino e sulle nostre malattie spirituali. I frutti di questo confronto maturo possano essere le basi per un rinnovamento della nostra comunità parrocchiale, sotto la guida dei pastori, in comunione con tutta la diocesi e con la Chiesa intera, chiamata ad “uscire” per essere ancor più a contatto con l’umanità di oggi, sempre assetata di Vangelo.